Domanda n. 33 - Esiste un reale beneficio nel riservare il sangue di cordone ombelicale ad uso autologo e/o intrafamiliare? 

Le banche private pubblicizzano la conservazione autologa del sangue di cordone ombelicale come “assicurazione biologica”, ma, benché questa possibilità presenti alcuni aspetti di potenziale interesse, ad oggi, non ci sono concrete evidenze scientifiche circa i reali benefici derivanti dall’uso autologo nè significative ragioni, eticamente giustificabili, per raccomandare e sostenere la donazione autologa a scapito di una donazione altruistica, di cui numerosi pazienti potrebbero già usufruire. I vantaggi di una donazione autologa sembrano più ipotizzabili che reali. I dati riportati dagli studi più autorevoli riferiscono di probabilità di uso autologo di 1 su 20.000 nei primi 20 anni di vita.

A questo si aggiungono altre opportune considerazioni da effettuare prima di optare per la riserva dell’unità per uso autologo e/o intrafamiliare: 

solo alcuni pazienti affetti da leucemia necessitano, in realtà, di trapianto, in quanto le cure farmacologiche convenzionali sono molto efficaci;

in alcuni tipi di leucemie infantili il sangue cordonale potrebbe già contenere cellule leucemiche; alcuni protocolli di trattamento, per garantire una maggiore immunogenicità e cura della malattia leucemica prevedono un trapianto da donatore non consanguineo; 

 il sangue di cordone ombelicale è una delle fonti emopoietiche alternative per trapianto; al bisogno è sempre possibile effettuare un prelievo di midollo osseo o di cellule staminali emopoietiche da sangue periferico dopo la somministrazione di fattori di crescita che ne favoriscono la mobilizzazione;

infine, le evidenze che il sangue di cordone ombelicale possa curare patologie degenerative nervose, cardiopatie ischemiche, il diabete ed altre patologie sono ancora di tipo sperimentale.